Conoscere e comprendere i nostri sensi
L’uso consapevole dei sensi può conferire qualità alla nostra vita, risparmiandoci sensazioni spiacevoli: impariamo a conoscerli e riconoscerli meglio.
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L’uso consapevole dei sensi può conferire qualità alla nostra vita, risparmiandoci sensazioni spiacevoli: impariamo a conoscerli e riconoscerli meglio.
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Oltre a quello contenuto nella scatola cranica, nel nostro corpo abbiamo altri due cervelli: uno nell'intestino e uno nel cuore. Come funzionano?
Un uomo sapiente può godere l’intero spettacolo del mondo soltanto con l’aiuto dei sensi e del pensiero.
Così scrisse Giorgio Gaber e da questo input vorrei partire per una riflessione dedicata ai cinque sensi.
Noi esseri umani siamo sistemi complessi che scambiano continuamente informazioni, sia in termini di energia che di materia, con l’ambiente circostante.
Siamo circondati da input – acqua, aria, cibo, vibrazioni cosmiche, suono, luce, linguaggio, temperatura, inquinanti, ecc. – e da output – respiro, urina, feci, parole, risate, lacrime, movimento, arte, lavoro, scarichi, ecc.
Tra questi due poli vi è la continua ricerca di un equilibrio da parte nostra.
Il nostro modo di interagire con il mondo è mediato fin dalla nascita dai nostri sensi, ma è una cosa talmente abituale ed automatica che a volte ci dimentichiamo di averli in dotazione.
Per alcune persone meno fortunate, la cui funzionalità è assente e ridotta, il loro utilizzo non è poi così scontato e possiamo imparare tanto dal loro approccio alla vita.
Non è solo un modo di dire ma un non vedente ci insegna a osservare il mondo meglio di tanti che non hanno limitazioni.
Per fare un classico esempio: quando mangiamo, crediamo che, soddisfacendo il senso del gusto, il nostro corpo risponda creando equilibrio e dandoci una sensazione di sazietà e soddisfazione; e invece non è sempre e solo così.
Mentre gustiamo il nostro piatto preferito sono in moto tutti gli altri sensi. A volte la vista di un piatto da chef è in grado di saziarci anche se non assaggiamo il contenuto, così come lo stare in compagnia della persona sbagliata che non ci va assolutamente di ascoltare, può farci passare completamente l’appetito.
Se affrontiamo la quotidianità senza essere coscienti che qualche altro senso stia lavorando per noi e a nostro beneficio, ad esempio il famoso sesto senso, vivremo nell’oscurità o al di sotto del nostro potenziale innato.
Al contrario, l’uso consapevole dei sensi può conferire qualità alla nostra vita, risparmiandoci sensazioni spiacevoli.
Stare nel qui ed ora in contatto con tutti gli aspetti del nostro essere ci consente di stare pienamente nel nostro tempo e ed è un valido aiuto per goderci la vita, sia materialmente che spiritualmente.
Questo vale specialmente quando abbiamo la possibilità di fermarci, sostare, e ritagliarci degli spazi tutti per noi o insieme alle persone che amiamo.
Cominciamo con il rinfrescarli, per risvegliarli dentro di noi!
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La vista è il senso dei sensi, è il racconto della nostra storia.
I poeti ci ricordano che con lo sguardo si vive e si muore, ci si innamora e ci si dispera. Lo sguardo di una persona non tradisce mai.
Aprire i nostri occhi e come dover allestire la vetrina di un enorme negozio, immaginando che questo negozio sia proprio la nostra vita.
Occorre aguzzare lo sguardo per non trascurare nessun dettaglio. Andare alla ricerca di un tema, di storie belle da vedere che rapiscano gli occhi del tuo pubblico, costruire un profilo curato in ogni dettaglio, che parli di noi.
Guardati intorno, usando il tuo sguardo magnetico alla ricerca del bello, per catturare ogni aspetto della realtà e renderlo degno di essere ricordato a distanza di tempo.
È importante ricordare, però, che gli occhi non devono essere solo l’oggetto della tua conquista, ma uno strumento per migliorare. Una volta chiariti i tuoi obiettivi, usali per monitorare i tuoi passi.
Spalancali per analizzare i risultati che stai ottenendo, e se non ti soddisfano, individua le metriche più giuste per analizzare ogni passo del tuo percorso, correggerlo, potenziarlo e capire quanto sei lontano da ciò che ti eri prefissato.
L’udito è possibilità di relazione, di azione e di reazione. È sentire dei suoni che risvegliano i ricordi del passato.
Occorre tendere l’orecchio per entrare in conversazione con il mondo; per sentire, ma soprattutto per ascoltare con tutta la profondità del nostro essere. Le due cose non vanno di pari passo e a noi sta la scelta di regolare il volume della nostra vita.
Ascoltare è possibilità di cogliere le differenze e solcare le profondità relazionali nell’incontro con l’altro, il ritmo dell’altro, la sua frequenza, la melodia, il timbro; e poi decidere se suonare la stessa musica o mettere in comunicazione differenti melodie.
Anche le nostre orecchie digitali sono importanti, ma l’ascolto deve essere il punto di partenza e restare poi come riferimento in modo costante in ogni nostra attività.
Ascoltare vuol dire anche non focalizzarti solo su ciò che gli altri dicono di te, ma puntare il tuo orecchio verso te stesso per scoprire quali sono i tuoi punti di forza e debolezza, per individuare i tuoi bisogni.
Solo allora le relazioni con gli altri saranno spazi costruttivi per ascoltare suggerimenti e feedback, positivi o negativi, che ti aiuteranno a migliorare e a mettere a punto strategie sempre più mirate.
Ricorda che gli altri, come te, hanno bisogno di parlare direttamente e dire la propria, essere ascoltati e considerati, quindi non deluderli stando in un angolo con le cuffie alle orecchie: vivi la vita come una grandiosa opportunità per conoscere e migliorarti, giorno dopo giorno.
Stay tuned!
L’olfatto è legato all’odore e al sapore. E quindi alla memoria, al ricordo e all’identità. È la mappa della nostra storia: ogni viaggio chiede una mappa per non perdersi.
Ci rendiamo conto che gli odori sono fondamentali quando un profumo ci rapisce e ci fa tornare indietro nel tempo, agli anni della scuola, ai weekend in montagna, ai primi amori, a qualche viaggio fatto.
Ci sono alcuni odori che vorremmo rinchiudere in una bottiglietta per quanto ci sono cari, come l’odore del nostro libro preferito, della nostra mamma, e altri che vorremmo cancellare dalla nostra memoria, come il profumo usato da un ex.
Fino ad arrivare poi a quegli odori tremendi, che ci fanno storcere il naso, lasciandoci con un senso di disgusto.
E allora se vuoi che gli odori della tua vita diventino memorabili – in senso buono – considera la tua vita come fosse una stanza: se non la fai arieggiare, in poco tempo sentirai solo un opprimente odore di chiuso che allontanerà tutti da te.
Per evitarlo, di tanto in tanto spalanca le finestre e fai circolare aria fresca, portando creatività e freschezza e, una volta fatto, non chiudere subito a chiave la porta dietro di te per riaprirla quando avrai tempo.
Sii costante nella cura della tua stanza. Immagina ancora quella finestra. Tienila aperta e appoggia sul davanzale una moka piena di caffè fumante e un piatto di biscotti appena sfornati.
Questo per ricordarti che le persone sono attratte verso di te dal profumo buono della tua genuinità: coinvolgi, divertile, racconta, stimola conversazioni, poni domande, rispondi ai loro commenti, falle sentire al centro del tuo mondo. Emozionati ed emoziona.
Non è necessario imporre la tua presenza o cadere nell’errore di parlare solo di te e di quanto siano meravigliosi i tuoi prodotti. Non sei in vetrina, ma la tua stanza è un magnifico luogo delle conversazioni e tu sei il primo a mostrarti aperto al dialogo. Ricorda sempre che l’autoreferenzialità e l’autopromozione puzzano di bruciato!
Il tatto è il senso più bistrattato nell’era del web e degli abbracci virtuali. Il tatto è il senso che accende la storia e il contatto. È il senso della concretezza, della vicinanza, della consapevolezza.
Il tatto ci dà il senso di realtà e delle cose, ci permette di riconoscere qualcosa ricollegandolo a ricordi e esperienze passate. È il senso che ci pone in rapporto con il mondo, ma introduce anche i confini tra noi e il mondo.
Se mettiamo una mano nel fuoco ci scottiamo. E allora tendere le mani verso l’altro, ti permette di sentire l’altro e farti riconoscere in modo inconfondibile, anche ad occhi chiusi, nella tua essenza.
Per due amiche o due innamorati basta sfiorarsi. Per riuscirci, la nostra identità deve essere chiara, solida, coerente.
Quindi usare il nostro tatto vuol dire prestare massima attenzione ad ogni singolo dettaglio perché rispecchia ciò che siamo e ciò che vogliamo comunicare di noi.
Dunque, scegli con cura i colori che più ti rappresentano, vai alla ricerca di immagini e contenuti coerenti con la tua identità.
Il tatto non è solo un senso; avere tatto significa avere rispetto ed è questa la parola che sarebbe utile tener presente nel gestire la nostra vita. Rispettare vuol dire prevenire invece di curare e far regnare il rispetto dando per primi il buon esempio.
Usa il tatto e sii sempre disponibile, rispondi con cordialità ai commenti negativi e alle critiche fondate, ignora le provocazioni e metti a conoscenza le persone che ti circondano delle regole comportamentali da seguire, magari in modo originale e coinvolgente.
Il gusto è il senso più amato perché immediatamente associato al piacere, all’acquolina in bocca.
Anche se è impossibile fare degustazioni attraverso una tastiera o uno schermo, quante volte siamo usciti da una pagina Facebook, da un sito web con l’amaro in bocca?
E cos’è che lascia questa sensazione spiacevole al palato? Credo che dietro le relazioni dal gusto orribile si nasconde la mancanza di qualità e competenza, e più di ogni cosa la mancanza di autenticità e spontaneità.
I peggiori cuochi della nostra vita sono proprio queste barriere con cui riempiamo i nostri piatti giornalieri.
Spetta a noi dare un sapore diverso, magari ancora inesplorato, alla nostra vita.
Dopo averli conosciuti, è necessario divenire consapevoli di quale senso utilizziamo maggiormente per interpretare la realtà intorno a noi e chiedersi quale prevale in chi abbiamo di fronte.
Scoprirlo rappresenta un grande vantaggio perché possiamo calarci nella sua parte e porci sulla sua stessa lunghezza d’onda attraverso la tecnica del rispecchiamento.
Riconoscere il senso che utilizza l’altro per relazionarsi con il mondo ci aprirà una finestra sul suo mondo, così come l’utilizzo dello stesso canale sensoriale, delle stesse parole, farà sentire chi abbiamo di fronte pienamente compreso e accettato.
Ad esempio le persone visive interpretano la realtà attraverso la vista, basandosi sulle immagini che vedono e parlandovi appunto attraverso metafore visive. Sono attratti dall’esteriorità, la loro memoria è quindi principalmente fotografica e profondamente legata a quello che i loro occhi colgono e captano della realtà che li circonda.
Le persone auditive – circa il 20% della popolazione – come dice la parola stessa, utilizzano principalmente il senso dell’udito e colgono la realtà concentrandosi prevalentemente sui suoni, i rumori e i ritmi.
Le persone cinestesiche sono il restante 25% della popolazione e vedono il mondo attraverso il filtro dei sensi più tangibili, ovvero il tatto, il gusto e l’olfatto. Tutta la loro vita viene interpretata in base alla loro emotività e alle loro sensazioni corporee, tattili e percettive, descrivendo la realtà servendosi di metafore tratte dal mondo fisico. Per comprendere qualcosa la devono toccare con mano, devono assaggiare, devono sentire che sensazioni essa provoca.
Imparare ad utilizzare lo stesso canale rappresentazionale di chi abbiamo davanti è utile per instaurare feeling e fiducia.
Soprattutto se siamo venditori e dobbiamo convincere il nostro cliente, questo aspetto è senza dubbio molto importante. Un cliente visivo infatti vorrà vedere con i propri occhi la qualità del prodotto, un cinestesico vorrà toccare con mano e un auditivo vorrà sentire se quello che state dicendo può davvero soddisfare le sue esigenze.
Rudolf Steiner, ci ha aperto alla consapevolezza di ben 12 sensi.
Parliamo dei sensi inferiori, ossia quelli corporei o sensi della volontà, sono quelli del tatto, dell’equilibrio, del proprio movimento e della vita.
Essi si sviluppano nel bambino dall’età dell’allattamento fino alla seconda dentizione. Sono principalmente connessi con il corpo fisico. Essi permettono la percezione della propria interiorità.
Poi abbiamo i sensi intermedi, che sono quelli dell’olfatto, del gusto, della vista e del calore.
Essi sono direttamente collegati al sentire e per questo si sviluppano nel bambino soprattutto durante il secondo settennio, ossia dai sette anni alla pubertà. Sono principalmente connessi con la nostra anima e permettono la percezione del mondo esterno.
E infine abbiamo i sensi superiori, spirituali o sensi del pensare, sono il senso dell’udito o timbro, del linguaggio o della parola, del pensiero o della rappresentazione, e il senso dell’Io. Sono connessi con il nostro spirito e permettono la percezione dell’interiorità dell’altro da sé.
Per concludere vi lascio alcuni modi di dire legati ai nostri sensi che possono fungere da sintetiche istruzioni da portare in valigia: