L’effetto carrozzone

Perché siamo sempre pronti a salire sul carro dei vincitori


Vincenzo Adamo
L’effetto carrozzone

Quando le persone sono libere di fare quello
che vogliono, di solito si imitano a vicenda.

Eric Hoffer

Si narra che il primo ad adoperare consapevolmente l’effetto carrozzone – il bandwagon effect – fu nel 1848 l’attore e comico nordamericano Dan Rice.

Durante le elezioni presidenziali di quell’anno, Rice organizzò una campagna elettorale atipica per l’epoca. Nella forma di un lungo spettacolo itinerante con tanto di musicisti a seguito, il comico ottenne un successo di piazza clamoroso.

Utilizzò spesso l’espressione to jump on the bandwagon che può essere tradotta come salire sul carro dei vincitori. Rice, in questo modo, aiutò il presidente Zachary Taylor a raggiungere il potere.

In quel periodo apparve chiaro il potenziale che una frase come quella potesse avere nel fomentare le masse.

La gente vuole essere sempre dalla parte vincente, fino al punto di unirsi al carro dei vincitori, in qualsiasi situazione.

L’effetto carrozzone consiste nel credere che una cosa sia vera soltanto perché lo crede la maggioranza.

Chi presenta questa inclinazione cognitiva non basa il proprio giudizio su evidenze né su ragionamenti logici, ma solo sul parere della massa.

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Il ruolo dei mass media

Negli anni Settanta la sociologa tedesca Elisabeth Noelle-Neumann concentrò le sue ricerche sul potere dei mass media di distorcere l’opinione pubblica attraverso un’enfasi eccessiva per le opinioni prevalenti e, al contrario, il potere di zittire quelle minoritarie.

Trovò che il singolo individuo è disincentivato a mostrare un’opinione contraria a quella della maggioranza per paura dell’isolamento. In questo modo, si crea un’opinione dominante che si estende attraverso una percezione a effetto domino tra la popolazione.

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L’uso nella politica

I politici conoscono bene i vantaggi che possono ottenere attraverso l’effetto carrozzone. Per sfruttare questo fenomeno, si espongono spesso con il Paese comunicando quello che la gente vuol sentirsi dire, soprattutto in campagna elettorale.

Questo effetto è una sottilissima forma di manipolazione in grado di spostare gli equilibri politici, economici e sociali. Spesso gli elettori associano un ampio consenso a un’elevata qualità del partito o del suo leader.

Il potere dei sondaggi

I sondaggi possono essere utilizzati in maniera strumentale, trasformandosi in veri e propri strumenti di marketing politico:

  • possono consolidare o rilanciare l’immagine positiva di un determinato candidato o indebolire un avversario
  • possono concorrere alla formazione del consenso, imponendo all’attenzione dell’opinione pubblica le idee di certi leader o gruppi politici a discapito di altri

Diversi elettori, nelle settimane immediatamente precedenti le elezioni, rischiano così di essere risucchiati nel vortice delle percentuali elettorali, finendo col votare il candidato o il partito che sembra avere maggiori possibilità di successo. Una tendenza diventa una valanga difficile da arginare.

Il legame tra brand ed effetto carrozzone

Fuori dalla politica, è il marketing a sfruttare maggiormente l’effetto carrozzone.

Spesso capita che le sottomarche siano qualitativamente migliori dei brand più famosi, che però restano più venduti proprio perché il consumatore accetta la scelta collettiva, percependoli come migliori.

Il marchio conosciuto e il riconoscimento che a esso è associato danno la percezione di una garanzia, come una sorta di approvazione degli altri.

Gli artisti sono giudicati da molti in base alla quantità di dischi venduti, non dal valore delle loro opere.

La stessa Amazon usa le recensioni per spingere i clienti a fare i propri acquisti sulla base delle scelte fatte da molti altri acquirenti.

Si segue chi è più seguito, chi ha più follower, in un sistema che si autoalimenta in un circuito chiuso.

Le persone tendono a ritenere validi e corretti i comportamenti scelti da un alto numero di persone.

L’effetto carrozzone è in realtà un’arma a doppio taglio, poiché chi raggiunge grande popolarità, è anche più esposto di fronte alla massa. Qualsiasi rivelazione contro di lui potrebbe, infatti, avere un effetto devastante per la sua immagine.

Le persone prestano molta più attenzione a chi sta sul carro dei vincitori.

L’effetto gregge

L’effetto carrozzone è stato definito in termini più spregiativi anche comportamento del gregge.

Comportamento del gregge o effetto gregge sono espressioni usate per descrivere situazioni in cui un gruppo d’individui reagisce coerentemente, senza che ci sia alcun coordinamento tra i singoli individui.

L’effetto gregge tende a spiegare follie collettive, dove grandi numeri di persone agiscono allo stesso modo nello stesso momento.

Alcuni fenomeni possono essere spiegati dalla sua influenza sul comportamento dell’uomo, ad esempio: la violenza di strada, la demonizzazione e la persecuzione delle minoranze, lo zelotismo politico o religioso, la moda, ecc.

Gli psicologi descrivono questo come qualcosa che coinvolge la scomparsa della personalità individuale.

Le prime ricerche

Solomon Asch, psicologo polacco, condusse un particolare esperimento nel 1951.

Su otto soggetti presenti in un laboratorio, sette erano complici, all’insaputa dell’unica persona ignara di tutto.

Furono sottoposti a un esercizio visivo. Su una scheda era stata disegnata una linea. Su un’altra tre segmenti di diversa dimensione, di cui uno uguale ad una linea della prima scheda.

I sette complici erano addestrati per rispondere in maniera errata, influenzando la scelta dell’altro soggetto.

Come risultato, nel 76% dei casi, il soggetto si conformò alla scelta palesemente sbagliata degli altri sette, mostrando in pieno la tendenza dell’individuo a seguire il gruppo e assecondare la maggioranza.

Conclusioni

L’effetto gregge può essere considerato come una scorciatoia che il nostro cervello intraprende per risparmiare energia.

Siamo naturalmente portati all’omologazione.

Quando finiamo per smarrirci nella mole d’informazioni a nostra disposizione, ritrovare stabilità occupando il nostro posto nel gregge è una sensazione piuttosto confortante.

Il problema è che adeguarsi all’opinione della maggioranza delle persone non è sempre la soluzione migliore.

D’altronde, come scriveva Marie-Henrie Stendhal nel suo romanzo Il rosso e il nero:

Il pastore cerca sempre di convincere il gregge che gli interessi del bestiame e i suoi sono gli stessi.

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