Danshari
Fare spazio e ordinare dentro e fuori di sé
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Fare spazio e ordinare dentro e fuori di sé
L'estate è arrivata e in questo articolo trovi 10 consigli di lettura da gustare in queste lunghe e calde giornate. Buone vacanze!
Smettere di fumare potrebbe diventare più semplice con l'aiuto del circuito neurale inhibitory control network.
Solo con l’età adulta i due sistemi deputati alla ragione e al sentimento si allineano e comunicano tra loro.
L'arte del fermarsi
In uno studio condotto da una psicodrammatista si evidenzia come il mettere in scena il lutto aiuti gli adolescenti che hanno subito una perdita importante.
Eliminare e far spazio
Il linguaggio costituisce un mezzo di relazione con gli altri, la base dei pensieri e dell'identità. È inoltre uno strumento di cambiamento.
Come fare ad affrontare un lutto in adolescenza? Come si ci può relazionare con una persona che non è più un bimbo ma neanche un adulto?
Una relazione medico paziente empatica non solo rende meno gravosa la malattia, ma rappresenta una vera forma ausiliaria di cura.
Entrare in pieno contatto con la morte permette di realizzare senza paura i propri desideri, di vivere la vita guardando i problemi da un'altra prospettiva.
L'ansia sociale Made in Japan
Il Danshari è una tecnica, relativamente recente, che insegna a fare spazio e ordinare il proprio caos esterno e interno.
Può sembrare assurdo, ma se si sposano le indicazioni proposte dal danshari si raggiungerà un maggior livello di benessere e di leggerezza.
Danshari è una parola giapponese composta da tre ideogrammi:
Il messaggio racchiuso in tale principio spinge a liberarsi dell’eccesso e consente di scegliere con attenzione cosa realmente si desidera, di buttare via, di fare spazio prima fisico e poi mentale, di ordinare la propria vita.
Sebbene nasca come una teoria minimalista che orienta al riordino e all’eliminazione del superfluo, in poco tempo i principi del danshari – che attingono dallo yoga e dallo shintoismo – sono diventati una filosofia di vita.
Così mentre si metterà a posto la libreria o la cantina, si imparerà ad applicare la regola del fare ordine e a staccarsi ad altri ambiti della propria vita – lavoro, partner, amici, parenti, ecc.
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Con coraggio, apri i cassetti, sali sugli scaffali più alti e polverosi, scendi in cantina o nel garage, immergiti negli anfratti di casa tua e inizia ad osservare con occhio critico e distaccato tutti gli abiti, i soprammobili, i libri, e gli innumerevoli piccoli e grandi oggetti che hai conservato perché un giorno potrei rimettere o usare.
Danshari inneggia al minimalismo, ma non rinnega l’amore per oggetti o cose. Insegna, piuttosto, a sviluppare un attaccamento materiale più sano e meno morboso.
Significa, nel pratico, separarsi nel quotidiano da ciò che è passato, che non ha più senso di esistere, che ha cessato la sua funzione.
Così con dolore si butta via la tazzina sbeccata con cui puntualmente ci facevamo male o i bavaglini logori del nostro bimbo a cui siamo teneramente legati.
Con amarezza si regala la cornice barocca ricevuta in eredità dalla vecchia prozia per il matrimonio – ma che non abbiamo lo spazio e la voglia di esibire in casa – o quei pantaloni che ci ricordano quando e quanto eravamo magre 20 anni fa.
Danshari invita a concentrarsi su sé stessi, nel presente, a focalizzarsi sui propri desideri e bisogni attuali.
Più aumentano i comfort, e si ingrandiscono a volte, più diminuisce il tempo e la cura che si può dedicare alla propria vita.
A tal proposito, Hideko Yamashita, ideatrice del metodo ed esperta di disordine, ritiene che il danshari sia un ottimo antidoto alle manie del nostro millennio: lo spreco, il consumo eccessivo risorse, l’accumulo compulsivo di oggetti e beni materiali.
Allo stesso modo, si può ampliare la filosofia del danshari del fare spazio ed ordinare anche al mondo relazionale e sentimentale. Lasciar andare un amore significa prendere consapevolezza di aver donato e ricevuto, ma al contempo, accettare che si è esaurito.
Le relazioni si concludono e si chiudono, a volte in maniera naturale a volte più intensa, e quasi sempre portano una scia di sofferenza dietro di loro.
Tuttavia è inutile illudersi di poterle conservare e preservare, di poterle riparare dagli acciacchi del tempo, dalle incomprensioni, dagli eventi della vita.
Non è giusto aggrapparsi e portarle avanti per inerzia solo perché ci si è abituati, perché si ha paura del cambiamento, perché rappresentano una comfort zone, perché, fondamentalmente, è troppo doloroso doversi separare da ciò che l’altra persona rappresenta.
Per gustare appieno la vita bisogna abbracciare anche la morte, intesa come la fine di un percorso, di un ciclo, di un tempo e un luogo, di un obiettivo o di un legame. Così come con gli oggetti, succede anche alle relazioni interpersonali.
Lasciar andare il vecchio e il superfluo può rappresentare un’opportunità di rinascita.
Ordinare e successivamente buttare via ciò che ci appesantisce può far spazio al nuovo e ampliare la visuale, permetterci di vedere, provare e fare esperienza di nuove piccole e grandi realtà.