Accompagnare i ragazzi all’inizio della scuola
Il passaggio alla scuola, come tutte le fasi di passaggio della vita, è molto delicato e deve essere affrontato con gradualità e con i dovuti accorgimenti.
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Il passaggio alla scuola, come tutte le fasi di passaggio della vita, è molto delicato e deve essere affrontato con gradualità e con i dovuti accorgimenti.
Postato da Angela Maluccio
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Il passaggio alla scuola, come tutte le fasi di passaggio della vita, è molto delicato e come tale deve essere affrontato con gradualità e con i dovuti accorgimenti.
Il come è molto legato all’età del bambino e alla tappa di sviluppo in cui si trova.
In ogni caso i genitori sono chiamati innanzitutto a gestire le proprie emozioni rispetto a questo evento, cosa per nulla scontata ai nostri giorni, per potersi prendere cura adeguatamente dei vissuti dei propri figli.
Partiamo con il guardare l’evento con gli occhi di un bambino per capire come comportarci.
Nella frenesia dei nostri tempi la cura del passaggio, qualsiasi esso sia, è passata in cavalleria. Invece occorre riscoprire la sua priorità, e attuare dei comportamenti preventivi, se non altro per evitare conseguenze successive all’inizio della scuola.
In altre parole, è una piccola attenzione nelle fasi iniziali del passaggio per evitare che insorgano alcuni problemi dopo l’inizio della scuola.
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Se parliamo di scuola media, supponendo un’età compresa tra i 10-11 anni, è plausibile che il bambino sperimenti atteggiamenti diversi che vanno dall’entusiasmo, la curiosità, l’interesse, l’eccitazione, alla paura e la preoccupazione.
Molto spesso la modalità con cui i bambini affrontano i nuovi inizi è lo specchio del vissuto emotivo dei genitori. Per questo ribadisco l’importanza che il genitore si prenda cura di sé prima di gestire il vissuto emotivo del proprio figlio.
Alcuni bambini affrontano con tranquillità questo momento, non ne parlano molto a casa, vivendo senza particolari timori questo passaggio.
Dubito sempre che la tranquillità sia effettiva perché ogni appuntamento con il nuovo porta con sé emozioni contrastanti, e spesso sovrapposte, ad esempio eccitazione e paura insieme. Senso di responsabilità e voglia di diventare grandi ma profondo desiderio di rimanere bambini. Desiderio di conoscere i nuovi compagni, ma desiderio di tornare indietro e rivedere i vecchi amici rassicuranti.
Queste emozioni, pur essendo contrastanti, rimangono nel range della normalità – se di normalità possiamo parlare – se ascoltate e gestite senza particolari timori o ansie da parte dei genitori.
Già nella prima settimana della scuola si può osservare un loro riequilibrarsi man mano che le aspettative idealistiche del bambino si confrontano con la realtà scolastica quotidiana.
Quando l’immaginazione si incontra con la realtà vi è un graduale assestamento emotivo.
Molti bambini, pur non essendo emotivamente seguiti dai genitori, riescono a gestire da soli questo assestamento confrontandosi con i compagni di classe e grazie all’aiuto degli insegnanti.
Altri bambini, soprattutto se hanno appreso indirettamente dai genitori una modalità preoccupata e ansiosa di gestione dei cambiamenti, si trovano in preda alle proprie emozioni. Se pensiamo che queste sono complesse e diversificate possiamo immaginare il boomerang emotivo.
Ciò si può osservare in dei comportamenti che si discostano dalla normalità, facilmente individuabili ad un occhio genitoriale attento. Ad esempio nel modo di mangiare, di dormire, nella svogliatezza ad andare a scuola, nel rifiuto di fare i compiti, nell’attirare l’attenzione dei genitori in vari modi, in forme di nervosismo ed irritabilità, in eccitazione incontrollata.
Poiché nessuna emozione è pericolosa se trova un modo per essere gestita, diventa fondamentale il ruolo del genitore o di chi ne fa le veci.
Sintetizzerei il tutto con una parola chiave: accompagnare. Questo è un comportamento da attuare prima – durante le vacanze – e durante la fase di passaggio nella nuova scuola, primo giorno e prima settimana. In pratica, sempre!
Durante le vacanze estive si può pensare con assoluta tranquillità al prossimo inizio, senza generare ansie. Il genitore può accompagnare il figlio nella scelta del materiale scolastico: il diario, lo zaino, ecc.
Questa piccola condivisione è un momento per star vicino alle aspettative e l’eccitazione associata al nuovo inizio, dandole in tal modo la giusta importanza, senza minimizzarla o ignorarla.
Per prepararsi anche dal punto di vista contenutistico, qualche settimana prima si può invitare il figlio a leggere qualche libro e fare qualche leggero ripasso, in modo da farlo entrare gradualmente in contatto con il mode scolastico.
Dal primo giorno di scuola, e nella prima settimana, è necessario che il genitore abbia la dovuta attenzione e pazienza al vissuto del figlio. Ciò che il bambino vive e come lo vive si può cogliere dai suoi racconti.
Quindi è bene dedicare a questi un po’ di tempo, magari il pomeriggio o la sera, senza incalzare il figlio con domande spietate, ma facendo sì che i contenuti emergano spontaneamente e in un contesto di tranquillità.
Il genitore può scegliere il momento adatto in base al ménage familiare; magari mentre il bambino fa merenda, durante la cena, oppure prima di iniziare i compiti. Lo scopo è che il bambino si senta ascoltato, senza avere un investigatore alle sue spalle. Quindi attenzione alla scelta dei tempi e spazi di dialogo e comunicazione.
A cosa prestare attenzione?
Alle emozioni che accompagnano il nuovo inizio, ai pensieri. Il bambino non è abituato a dare il nome alle emozioni, pertanto i genitori possono guidare a discriminare e normalizzare ciò che sta vivendo, facendosi raccontare gli episodi giornalieri più significativi.
Non è importante individuare quale sia l’emozione prevalente, se tristezza, paura o gioia, è fondamentale che essa sia ascoltata e che abbia un contenitore protettivo.
Il figlio sentirà così che ha messo ciò che prova in un luogo sicuro e può continuare a camminare con i suoi piedi, sicuro, perché dietro ha un luogo a cui far ritorno. Questa è la base della gestione delle emozioni che lo accompagnerà per tutta la sua vita.
Fondamentale è non ignorare tali vissuti.
Secondo. È necessario che il genitore rispetti i tempi d’inserimento del bambino, che non sempre corrispondono alle aspettative tempistiche dei genitori.
Ogni bambino ha i suoi tempi di adattamento, e di elaborazione delle emozioni di cui ho parlato sopra, che vanno rispettati. Entrare nel ritmo scolastico dopo mesi dall’inizio della scuola non va interpretato immediatamente come segno di disagio.
Anzi esso deve trovare sereno spazio di ascolto in famiglia esente da giudizi e da preoccupazione, in modo che il bambino possa fare i conti con la normale paura senza viverla come una mancanza personale.
Terzo. I genitori devono dare il buon esempio in prima persona, educando il figlio alla costanza, all’impegno e all’assunzione di responsabilità. A questo scopo è importante la chiarezza e la coerenza delle regole.
È bene ricordare che crescere per il bambino non vuol dire fare a meno delle regole, anzi esse devono essere ribadite e mantenute. Non c’è un formulario, anzi è bene che genitori e figli le costruiscano insieme in base alle proprie esigenze, in modo che esse siano flessibili e fattibili.
Ad esempio I compiti vanno fatti sempre, lo zaino deve essere organizzato il giorno prima, le assenze solo se necessarie.
Non servono le regole se il figlio non ha un buon esempio di genitorialità responsabile. Non servono regole che non siano comprese dal figlio. Non servono se non vengono cambiate in base alle nuove esigenze e se non tengano conto del fatto che il bambino è cresciuto e quindi gli si può dare maggiore autonomia.
Educare alla progressiva autonomia è il compito basilare dei genitori ed un nuovo inizio, come il passaggio scolastico, è una occasione per cominciare a farlo.
Qualche consiglio per i genitori:
I genitori sono innanzitutto chiamati a prendersi cura dei propri vissuti.
È frequente che il genitore abbia timore per l’inserimento del figlio, che abbia dubbi sugli aspetti organizzativi (cambiando scuola occorre rivedere l’organizzazione familiare tra lavoro, casa, impegni vari).
È plausibile che ci sia ansia o preoccupazione per il cambiamento di tempi e ambienti e relazioni del figlio, per la sua capacità di autocontrollo, per la qualità dell’insegnamento.
Molto spesso il genitore ha resistenze rispetto alla crescita del figlio, che comporta anche un cambiamento del ruolo genitoriale.
Tutti questi aspetti se trovano spazio di consapevolezza non sono preoccupanti o fonte di disagio, ma se essi rimangano inconsapevoli vengono proiettati nel figlio sotto forma di ansie o problematiche psicosomatiche che difficilmente il figlio può sostenere da solo.
Da qui ne deriva che la prima responsabilità del genitore nei confronti del figlio è ascoltarsi e prendersi cura di sé.
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