Matrimonio e figli, un cliché in via d’estinzione
Il matrimonio in Giappone non è una scelta molto praticata a causa di vari fattori sociali, economici, culturali e geografici.
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Il matrimonio in Giappone non è una scelta molto praticata a causa di vari fattori sociali, economici, culturali e geografici.
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Il matrimonio: gioie e dolori. Anche in Giappone, come in Italia, avere una relazione amorosa stabile e duratura è un cruccio non da poco.
Tuttavia i dati ci dicono che circa il 70% degli uomini e donne tra i 18 e i 34 anni non hanno mai contratto matrimonio. È ancora più interessante notare che circa il 40% di questi non intende sposarsi neanche in futuro.
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Nella società nipponica fanno quindi la loro comparsa:
Li accomuna l’avversione e/o il disinteresse per l’amore e per l’intimità. Qualcuno parla di fobia relazionale e di persone con grandi disagi psicologici.
Loro invece si definiscono persone – uomini e donne – che semplicemente non mostrano interesse per l’amore e il sesso, o che ritengono che non ne valga la pena.
Fanno spallucce e rispondono: Mendokusai – che si può tradurre in È troppo problematico affinché me ne occupi o con Non voglio esserne disturbato.
Insomma, riflettendo sui dati dell’Institute of Population and Social Security giapponese, il matrimonio, l’amore e i figli sono spesso questioni troppo impegnative, onerose e faticose.
La mancanza di una forte istituzione religiosa che norma il matrimonio e i figli potrebbe essere un ulteriore fattore che spiega, in parte, questa situazione.
Il tasso di natalità è calato considerevolmente nell’ultimo decennio, tanto che il governo del Sol Levante ha attivato campagne finanziarie e sociali per favorire le unioni e le nascite, facendo largo uso di nuove tecnologie.
Quali sono le possibili cause di questo calo demografico? Sono da rintracciarsi in un mix di fattori culturali, sociali, economici e geografici:
Il quadro che si delinea è molto complesso e a tratti paradossale, costellato da elementi tradizionali e moderni, proprio come il Giappone.
Da una parte ci sono ragazzi che ambiscono al matrimonio, ma hanno un lavoro precario e quindi non possono garantire un adeguato mantenimento della loro potenziale sposa, secondo i canoni tradizionali di donna casalinga e uomo salaryman.
Dall’altra ci sono giovane donne che a fatica si sono guadagnate un posto di successo in un mondo lavorativo fortemente sessista e non intendono rinunciarci in nome dell’amore.
Convivere o far figli senza esser sposati non è moralmente accettato, per cui è praticato pochissimo.
Inoltre nella cultura nipponica è sentita in maniera ancora molto forte l’impossibilità di accettare il fallimento, in tutte le sue declinazioni.
Mettere al mondo un figlio senza avere una solida base economica, al fine di dargli un futuro degno, è un’ipotesi riprovevole che nella maggior parte dei casi non è minimamente contemplata.
In conclusione, esser single e child free, secondo alcuni esperti, può essere frutto non solo di una condizione socio-economica molto precaria, ma può rappresentare una realtà di persone che rifiutano di conformarsi a ruoli e norme obsolete o standard.
Essere single può essere una scelta lucida e ben ponderata, piuttosto che una condizione ineluttabile e passivamente subita.
Della serie: sono single, sto bene e me ne vanto!