Psicopandemia

Come la paura agisce su di noi


Vincenzo Adamo
Psicopandemia

Tutto ciò che vuoi è dall’altra parte della paura.

Jack Canfield

La diffusione della malattia ormai nota a tutti come COVID-19 sta avendo un impatto significativo sulla nostra salute mentale. Si sta registrando un incremento dei disturbi d’ansia in tutto il mondo.

Come tutti gli eventi traumatici di questo tipo, il Coronavirus ha comportato la diffusione di un marcato disagio psicologico condiviso. Si evidenziano diversi effetti ma tutti connotati da una comune matrice di base: reazioni d’allarme e lotta alla sopravvivenza.

La pandemia attuale sta producendo in tutti noi un’esperienza di minaccia, che spaventa, procura disagio e irrompe nella vita di ciascuno, compromettendone la qualità.

Tutto si trasforma: si lavora da casa in modalità smart working, le chiese chiudono le porte e ogni manifestazione d’affetto diventa virtuale.

Questa condizione sta alterando i meccanismi tipici di regolazione emotiva.

Ciò crea un disequilibrio nel funzionamento degli individui che normalmente si comportano secondo una quotidianità stabile e strutturata. Su soggetti più fragili questa condizione esaspera le loro debolezze.

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Ansia e paura influenzano il nostro comportamento

La paura è un’emozione importante selezionata dall’evoluzione della specie umana per permettere di prevenire i pericoli.

Oggi però molti di questi non dipendono dalle nostre esperienze. Ne veniamo a conoscenza perché sono descritti dai media e sono ingigantiti dai messaggi che circolano sulla rete.

La paura eccessiva si trasforma così in panico e finisce per danneggiarci.

Una risposta eccessiva di ansia e paura, in una condizione d’incertezza come quella che stiamo vivendo, non ci permette di accedere alle risorse di cui siamo capaci per gestirla.

Il panico ci fa facilmente cadere in decisioni avventate e irrazionali. Le scelte individuali si trasformano in un danno collettivo.

Ad esempio prendere d’assalto i supermercati, poco dopo l’edizione straordinaria del TG o l’incremento di atteggiamenti xenofobi nei confronti di comunità minoritarie.

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Cosa causa questi comportamenti?

Ci piace apparire sempre capaci e autosufficienti. Il cervello adotta ogni stratagemma per proteggere questa immagine e si sente minacciato quando fallisce.

Una situazione di emergenza smaschera molte delle nostre vulnerabilità. Facciamo alcuni esempi.

Perché ci abbuffiamo?

La tua parte inconsapevole ha ricevuto il messaggio che siamo in emergenza, non sa se ci sarà un prossimo pasto. Così ti porta a mangiare in eccesso per preservare grasso per l’emergenza che potrebbe arrivare.

Perché l’assalto ai supermercati?

Il cervello prova a compensare la frustrazione derivante dai problemi irrisolvibili creandone altri risolvibili.

Cibo, farmaci e altri oggetti come la carta igienica sono bisogni necessari. Quando creiamo una scorta di cose indispensabili a casa, proviamo un senso di vittoria e controllo.

Perché ci sentiamo stanchi alla fine della giornata?

Nella nostra routine quotidiana, agiamo spesso come spinti da un pilota automatico che ci permette di stare nella nostra comfort zone.

In questo periodo non possiamo più far riferimento alle nostre abitudini e siamo costretti a utilizzare il sistema cerebrale deputato al pensiero logico e al ragionamento. In emergenza, dobbiamo farlo di continuo.

Conseguenze della quarantena

È evidente che le misure restrittive siano necessarie a evitare il propagarsi dell’epidemia. Tuttavia non bisogna sottovalutare gli eventuali costi in termini di salute psicologica.

In questo periodo ci sono numerosi fattori di stress che contribuiscono a farci vivere il distanziamento sociale in maniera ancor più difficile.

Si è osservato, ad esempio, che quanto più la durata della quarantena è lunga, tanto è più facile che si sviluppino sentimenti di rabbia, comportamenti fobici e di evitamento.

La perdita del proprio lavoro, della routine quotidiana e l’annullamento del contatto sociale sono indicati come cause di sentimenti negativi, come noia, demoralizzazione, senso di solitudine e d’isolamento dal resto del mondo.

Molti studi hanno evidenziato come in molte persone, ansia, rabbia, frustrazione, disturbi di tipo fobico e ossessivo continuano a essere presenti anche fino a sei mesi dopo la fine di un periodo di quarantena.

Possibili soluzioni

Per ridurre l’ansia è fondamentale diminuire l’esposizione mediatica che spesso accelera l’aumento di pensieri automatici catastrofici.

Per ridurre le somatizzazioni generate dall’ansia:

  • affidiamoci solo a fonti istituzionali che forniscono informazioni attendibili come quello della Protezione civile e del Ministero della Salute
  • diminuiamo l’esposizione al rischio
  • non imbarazziamoci se seguiamo con cura le indicazioni del Ministero della Salute come lavarsi le mani frequentemente, ridurre al minimo i contatti sociali dal vivo, ecc.
  • è fondamentale mantenere intatte quelle attività che fanno parte della cura del sé come ad esempio: la meditazione, mangiare sano, mantenere un’attività fisica a casa, parlare al telefono con un amico, ecc.

La risposta psicologica di un soggetto dipende non tanto dalla natura stessa dell’evento, ma dalle risorse di cui ciascuno dispone e dalla percezione soggettiva di perdita esperita.

Alcuni di noi tendono a rifugiarsi in una sorta di negazione e si distaccano dall’evento, altri si ancorano ai social e alle notizie che allarmano e al contempo rassicurano, in quanto portatori di un senso di appartenenza aggregante.

Quanto più i cittadini si sentiranno soli e abbandonati durante questo periodo, tanto più gravi saranno le ripercussioni sul benessere psicologico futuro.

Conclusioni

Abituarsi a tutte le dinamiche descritte, reclama la necessità di trovare delle strategie funzionali di gestione e tolleranza ad alcune emozioni poco espresse nel funzionamento tipico della nostra quotidianità.

Tuttavia, questa vicenda sta mostrando anche come i fattori di protezione e di resilienza siano quelli legati al contenimento sociale e al sentimento d’unione, che vanno sviluppandosi e che forse, noi a volte trascuriamo.

Trasformiamo questa esperienza in un’occasione per cambiare il nostro stile di vita.

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