Perché continuiamo a credere negli oroscopi?


Vincenzo Adamo
Perché continuiamo a credere negli oroscopi?

Si nasce sempre sotto il segno sbagliato e stare al mondo in modo dignitoso vuol dire correggere giorno dopo giorno il proprio oroscopo.

Umberto Eco

Quante volte ci è capitato di leggere l’oroscopo e pensare: È proprio quello che mi sta succedendo!

In realtà non abbiamo letto quello che sta succedendo a noi in particolare, ma siamo stati vittime dell’Effetto Forer. Questo si verifica quando ci raccontano o leggiamo alcune descrizioni che a priori sembrano adattarsi perfettamente a quanto sappiamo di noi stessi.

Se le analizziamo bene, noteremo però che non sono altro che descrizioni generiche, vaghe e poco precise che potrebbero adattarsi al profilo di gran parte della popolazione.

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Dall’Effetto Barnum all’Effetto Forer

L’Effetto Forer è anche conosciuto come Effetto Barnum perché uno tra i primi a riconoscere e affermare il valore della suggestione fu Phineas Taylor Barnum.

Costui era un brillante imprenditore americano e l’ideatore del celebre Circo Barnum, caratterizzato da un gran numero di attrazioni varie e assurde quali ad esempio lo scheletro di Cristoforo Colombo e una sirena creata cucendo il busto di una scimmia alla coda di un pesce.

Secondo il suo creatore, chiunque poteva trovare almeno un numero che riuscisse a divertirlo. La maggior parte degli spettatori, infatti, hanno pensato che quel mondo fosse vero. Per capire come sia possibile applicare questo principio alla stesura di un oroscopo, bisogna fare un salto in avanti di quasi un secolo dai tempi di Barnum.

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La scoperta dell’Effetto Forer

Alla fine degli anni ’40 del secolo scorso lo psicologo americano Bertram R. Forer tenne un corso introduttivo a una quarantina di studenti del primo anno in una Università della California.

Aveva appena parlato del Diagnostic Interest Blank un questionario standardizzato da lui sviluppato per cercare di descrivere in maniera sintetica e oggettiva il carattere di una persona.

Per mostrare il funzionamento del sistema, chiese ai suoi studenti di compilare il questionario stesso: sulla base dei risultati, avrebbe tracciato un breve profilo caratteristico di ciascuno.

Esaminati i questionari, Forer consegnò a ogni studente una busta contenente un profilo caratteriale in tredici punti. In seguito ha chiesto loro di dare un giudizio sull’accuratezza dell’esito.

Quasi la totalità dei ragazzi esaminati si è riconosciuta tanto nel risultato del test, da restare increduli nell’ascoltare ciò che Forer disse al termine dell’esperimento.

Lo psicologo svelò, infatti, che a tutti era stata assegnata un’analisi psicologica identica.

Perché funziona?

Dietro lo specchio dell’Effetto Forer ci sono espressioni generiche, formulazioni vaghe dalle cento letture per comporre un profilo universale, valido per tutti. Non a caso, fu scritto unendo tra loro frasi tratte da una rivista di astrologia.

Forer, proprio come Barnum, aveva messo nel testo consegnato agli studenti qualcosa per ciascuno in modo che chiunque trovasse elementi che si adattassero al proprio carattere.

In altre parole, più la descrizione che leggiamo sarà generica, più saranno le persone che in essa si riconosceranno.

Il soggetto su cui si manifesta l’Effetto Forer, infatti, tende a credere che ciò che legge o ascolta sia personalizzato e cioè riguardi unicamente la sua persona.

Le variabili che possono influenzarlo ulteriormente sono, ad esempio, il riconoscere una certa autorità nel campo a chi compie l’analisi – più l’astrologo che fa le previsioni è famoso, più saranno le persone che crederanno alle sue parole – e il riscontrare una maggioranza di elementi positivi rispetto a quelli negativi, essendo l’uomo alla perenne ricerca di speranza e serenità.

Ricordiamo inoltre, il cosiddetto bias di conferma, un fenomeno cognitivo in base al quale la nostra mente tende a muoversi nell’ambito delle proprie convinzioni.

Le scorciatoie mentali: euristica e pregiudizi

Un altro motivo per cui preferiamo credere è nella struttura del nostro cervello: la nostra mente è pigra, tende a sprecare meno energia possibile, per cui cerca sempre una via facile per avere una risposta.

Attualmente dobbiamo gestire troppa informazione, la maggioranza della quale in contraddizione.

Questo in qualche modo causa un vuoto psicologico che ci porta a seguire delle informazioni semplici, positive che generano, a volte, false speranze.

Quando incontriamo una credenza, o un’informazione, che risolve un’incertezza, questo ci predispone a confermare e dare per certa la stessa, scartando a priori ogni evidenza contraria. In questo modo si consolida l’errore originale che conferisce un’eccessiva attendibilità alla credenza.

L’uso di scorciatoie mentali per arrivare a una soluzione è chiamata euristica. Se fallisce, entrano in campo i nostri pregiudizi. Solo in seguito ci affidiamo alla logica.

Sradicare il fenomeno innescato dall’Effetto Forer è molto difficile. Questo perché le persone tendono a non uscire dalle proprie convinzioni che si sono create con anni di fatica. Rinunciarvi sarebbe come rinnegare se stessi!

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