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Lo stalking: cosa occorre sapere al riguardo


Maria La Russa
Lo stalking: cosa occorre sapere al riguardo

Il termine stalking proviene dal verbo inglese to stalk che ha come significato italiano perseguitare, molestare, pedinare, controllare.

Nel suo insieme indica una serie di comportamenti ripetuti ed intrusivi da parte del perseguitore: molestie, minacce, pedinamenti, controllo attraverso telefonate indesiderate o altre diverse azioni volte a procurare alla vittima designata sfinimenti, stress e panico con l’intento di indebolirla e piegarla al suo volere.

Tale fenomeno ha attirato l’attenzione delle Istituzioni poiché arreca danni alla persona; la comunità scientifica ha inoltre registrato un aumento delle patologie inerenti i disturbi di ansia, lo stress e la depressione.

Il mezzo più utilizzato dallo stalker è il controllo telefonico verbale con l’ausilio anche di messaggi a cui segue il pedinamento con conseguenti incontri casuali negli ambiti frequentati dalla vittima prescelta a cui si aggiunge, in alcuni casi, l’utilizzo di internet attraverso i social che rendono più difficile l’identificazione del molestatore. 

In ogni occasione il molestatore tende ad esprimere alla vittima i suoi sentimenti di rabbia, di gelosia e di invidia che cerca di contenere attraverso il controllo, l’intimidazione, il ricatto emotivo e la minaccia sulla sua vita.

I ripetuti rifiuti della vittima a compiacere la volontà del molestatore possono produrre manifestazioni aggressive, violenza fisica o sessuale e in casi limite anche l’omicidio.

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Due tipologie di stalker

Da un punto di vista psicopatologico gli studi di Meloy in ambito psichiatrico forense in California hanno permesso la formulazione di due orientamenti verso cui il fenomeno dello stalking si esplica e precisamente: 

  • l’erotomania – quando il molestatore è dominato da bisogni affettivi intimi-erotici conseguenti ad una precedente relazione amorosa conclusa che ha sviluppato una qualità di attaccamento affettivo intenso, preoccupato e tumultuoso non più ricambiato o, relazioni amorose e/o infatuazioni iniziali non corrisposte, platoniche o fantasiose;
  • l’ossessività – quando il molestatore è dominato da fantasie proprie non realistiche tendenti a concretizzare una relazione affettiva, non necessariamente amorosa, inesistente come nei casi dei personaggi dello spettacolo perseguitati dai loro fans oppure i casi di relazioni amicali conflittuali e discordanti.

In entrambi i casi la componente cognitiva e motivazionale è rappresentata dalle ossessioni che dominano la mente di un soggetto particolarmente fragile e in difficoltà nel regolare la sua funzione affettiva.

Mullen ed altri autori hanno individuato i seguenti tipi di molestatori erotomaniaci:

  • Molestatore rifiutato: è il soggetto che si oppone alla fine di una relazione amorosa con l’intento di ripristinarla; 
  • Molestatore rancoroso: è il soggetto che cerca vendetta e soddisfazione per una serie di azioni dolorose subite e ritenute non giuste, compresa la colpa attribuita per la fine della relazione amorosa;
  • Molestatore predatore: è il soggetto che nell’incapacità di creare una relazione amorosa stabile e continuativa trova soddisfacimento sessuale attraverso le aggressioni che favoriscono l’eccitamento incutendo paura e rabbia;
  • Molestatore inadeguato: è il soggetto che, ritenendosi un corteggiatore fallito a causa di ripetuti rifiuti, tende a scegliere persone che infastidisce con eccessi di avance e, di conseguenza è obbligato a cambiare ripetutamente bersaglio;
  • Molestatore in cerca di intimità: è il soggetto che nella bramosia erotica tende ad aggredire persone sconosciute o conosciute da poco con l’intento di creare una relazione amorosa sorvolando sulle fasi iniziali del corteggiamento.

I molestatori ossessivi appartengono a categorie transitorie di comportamenti molto più variegate e diffuse e, comunque, rientrano nelle caratteristiche di soggetti fragili ed immaturi psicologicamente che presentano difficoltà a realizzare la propria vita.

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Lo stalking nella normativa italiana

Lo stalking è oggi considerato un reato disciplinato dal Codice Penale ed è entrato a far parte dell’ordinamento italiano con il Decreto Legge n. 11 del 2009, convertito dalla Legge n. 38 del 2009 che così recita:

Il delitto è punito a querela della persona offesa. Il termine per la proposizione della querela è di sei mesi. La remissione della querela può essere soltanto processuale. La querela è comunque irrevocabile se il fatto è stato commesso mediante minacce reiterate nei modi di cui all’art. 612, secondo comma. Si procede tuttavia d’ufficio se il fatto è commesso nei confronti di un minore o di una persona con disabilità di cui all’articolo 3 della legge 5 febbraio 1992, n. 104, nonché quando il fatto è connesso con altro delitto per il quale si deve procedere d’ufficio.

Larticolo 612-bis – Atti persecutori della legge sullo stalking sancisce quanto segue:

Salvo che il fatto costituisca più grave reato, è punito con la reclusione da sei mesi a cinque anni chiunque, con condotte reiterate, minaccia o molesta taluno in modo da cagionare un perdurante e grave stato d’ansia o di paura ovvero da ingenerare un fondato timore per l’incolumità propria o di un prossimo congiunto o di persona al medesimo legata da relazione affettiva ovvero da costringere lo stesso ad alterare le proprie abitudini di vita. […] La pena è aumentata se il fatto è commesso dal coniuge legalmente separato o divorziato o da persona che sia stata legata da relazione affettiva alla persona offesa.

Lo stalker ha un disturbo psichico?

È importante sottolineare che lo stalking non è un fenomeno omogeneo pertanto, risulta difficile fare rientrare i molestatori assillanti in una categoria diagnostica precisa o identificare sempre la presenza di una vera e propria patologia mentale di riferimento. 

Gli stalker non sono sempre persone con un disturbo mentale e, anche se esistono alcune forme di persecuzione che sono agite nel contesto di un quadro psicopatologico, questa non è una condizione sempre presente. 

Ciò che appare evidente è che alcuni bisogni affettivi non soddisfatti o non appaganti sono per lo stalker motivo di grande frustrazione e, senza una sua precisa volontà ragionata e controllata sviluppa l’esigenza di mettere in atto comportamenti fastidiosi e a volte lesivi per l’altra persona. 

È una persona dominata da sentimenti negativi di rabbia, gelosia, invidia e possesso che sfuggono al suo controllo e che si organizzano come pensieri ossessivi volti a raggiungere il soddisfacimento dei suoi bisogni. 

Nei suoi comportamenti si evidenziano insicurezze ed immaturità psichica che impediscono la realizzazione della piena autonomia di essere umano adulto.

Le vittime degli stalker sembra che siano da loro riconosciute valide di relazione in quanto persone sensibili, empatiche e, a loro volta, bisognose di affetto e di attenzioni ed è proprio in un messaggio implicito o esplicito di corrispondenza che si verifica un primo approccio reale o fantasioso. 

Sono proprio le vittime le persone più realisticamente capaci di avvertire il pericolo di un probabile rapporto che potrebbe confluire in una relazione di amore malato ma, spesso, il loro grande bisogno di affetto distorto a causa di una mancata centratura identitaria fa negare le percezioni di esagerata ed anomala attenzione affettiva.

Le conseguenze dello stalking

A causa di norme giuridiche che limitano gli interventi di prevenzione nelle situazioni di emergenza, i comportamenti di tutti gli attori partecipanti alla situazione determinata dal fenomeno stalking producono conseguenze psicologiche negative non solo sulla vittima ma anche su chi lo agisce e su chi involontariamente lo osserva.

La vittima, per quanto possa essere breve il periodo in cui viene perseguitata, rischia di conservare a lungo delle vere e proprie ferite.

In base al tipo di atti subiti e alle emozioni sperimentate possono determinarsi stati d’ansia e problemi di insonnia o incubi, ma anche flashback e veri e propri sintomi da Disturbo Post Traumatico da Stress.

Lo stalker, che agisce compulsivamente, tende a seguire i propri bisogni e a negare la realtà, danneggiando progressivamente la propria salute mentale e la qualità della propria vita sociale che si compromettono sempre di più, via via che la situazione si prolunga nel tempo.

Gli spettatori degli episodi di stalking possono essere il ristretto pubblico familiare che, identificandosi empaticamente alla vittima, possono anch’essi sviluppare preoccupazioni per la persona cara o forme vicarie di paura ed ansia. 

Come affrontare il fenomeno dello stalking?

Dato che non tutte le situazioni di stalking sono uguali, non è possibile generalizzare riguardo le modalità comportamentali di difesa che devono essere adattate alle circostanze e alle diverse tipologie di persecutori ma possiamo osservare alcune regole utili:

  1. Non negare il problema ma riconoscerlo ed affrontarlo. Spesso, considerarsi una vittima è doloroso e si tende ad evitare di riconoscersi in pericolo finendo per sottovalutare il rischio. Occorre informarsi sull’argomento e comprendere i rischi reali, seguendo dei comportamenti volti a scoraggiare, quando è possibile, gli atti di persecuzione assillante.
  2. Se la persecuzione consiste nella richiesta di iniziare o ristabilire una relazione indesiderata, è necessario essere fermi nel dire di no una sola volta e in modo chiaro. Altri sforzi per convincere il proprio persecutore insistente, comprese le spiegazioni riguardo l’opportunità del rifiuto saranno da lui o lei interpretate come reazioni positive o attenzione ai suoi comportamenti e quindi considerate dei rinforzi. Qualunque regalo va restituito e non accettato, effettuare una telefonata carica di rabbia o una risposta negativa ad una lettera o messaggio sono segnali di attenzione che rinforzano lo stalker.
  3. Occorre utilizzare comportamenti efficaci per difendersi dal rischio di aggressioni come cambiare le solite abitudini routinarie e prevedibili, uscire in orari maggiormente affollati e in luoghi non isolati, e procurarsi difese concrete magari adottando un cane addestrato alla difesa anche per aumentare la sensazione di sicurezza.
  4. Se le molestie sono telefoniche non serve cambiare numero perché le frustrazioni aumenterebbero la motivazione allo stalking. È meglio cercare di ottenere un secondo numero telefonico, lasciando che la vecchia linea diventi quella su cui il molestatore può continuare a telefonare, magari annullando la suoneria e rispondendo gradualmente sempre meno.
  5. Procurarsi prove delle persecuzioni da consegnare alla polizia, come registrazioni o foto o testimonianze ed evitare di abbandonarsi alla rabbia o alla paura per raccogliere più dati possibili sui fastidi subiti.
  6. Procurarsi un cellulare in più per chiamare in caso di emergenza. Se si pensa di essere in pericolo o seguiti, non andare mai di corsa a casa o da un amico, ma recarsi dalle forze dell’ordine.

L’indifferenza è l’arma più efficace, non aver paura ed affrontare lo stalker con calma e sicurezza, in luoghi pubblici e pieni di persone è il messaggio più immediato che scoraggia il molestatore perché la sua coscienza sociale non è ancora alterata ed è ancora controllata dal suo giudizio sociale.

Occorre farsi aiutare ed imparare a superare le paure recondite dell’Altro spesso considerato pericoloso e negativo, rivalutare la propria autostima, sviluppare l’assertività, rafforzare la fiducia in sé stessi e sviluppare un sano amor proprio per avere desideri di amore, stima e rispetto e non bisogni urgenti e sacrificali.

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